L'orizzonte culturale del megalitismo

L'orizzonte culturale del megalitismo
Marisa Grande
Besa Editore
da pag. 299-301: « Il centro, punto particolarmente energetico, origine d'irradiazione elettromagnetica rispetto al quale il territorio si espande, era inteso dal popolo costruttore dei megaliti come luogo della totalità di tutte le possibilità, nel quale si pensava che si rinsaldassero e si riconciliassero gli opposti, in cui si rafforzava la comunicazione e il connubio tra il cielo e la terra. La specchia dolminica, in quanto cellula spaziale e, come l'uovo cosmico, punto di concentrazione delle energie, era anche considerato il luogo di espansione fisica e psichica dell'uomo, attraversato da onde di flusso di moti sotterranei centrifughi e centripeti. Le cavità ipogee che si aprivano nelle montagne o nei cumuli litici delle colline artificiali costituivano le sacche di riflusso dei moti originati dal nucleo, cuore simbolico della terra, che, al pari del cuore dell'uomo, del sole allo zenit, o degli astri notturni sul polo della volta celeste, pulsava energia dall'interno all'esterno, lungo le direttrici d'irradiazione e di collegamento dei vari livelli spaziali. Un asse equilibrante si riteneva che potesse passare attraverso un onphalos, attraverso un pozzo e un cumulo a specchia o una montagna sacra, attraverso un menhir o una colonna, e, poi, una ziqqurat, una piramide, uno stupa, un tempio pagano come anche una basilica cristiana, tutti immagini dell'asse cosmico avente origine nel “cuore dell'universo”, nell'originario “uovo energetico cosmocentrico”. Per ogni cavità-onphalos si apriva sulla superficie della terra un ombelico, un punto di passaggio di un ideale asse che potesse collegare il centro, il cuore, il nucleo con la volta celeste, lungo il quale potevano fluire correnti di energia preposte a vincolare il cielo e la terra in un solidale e armonico rapporto. Il popolo costruttore di megaliti aveva piena coscienza della precarietà di tale equilibrio cosmico, essendo stato testimone di eventi catastrofici, che avevano segnato drammaticamente la sua storia, per questo si prodigava costruendo “passaggi obbligati” di flussi di elettromagnetismo della terra, “porte sacre” come i triliti, che li trasformavano da “caotici” a “coerenti”. La rete di megaliti entro la quale si intendeva avvolgere la madre terra era, perciò, in diretta corrispondenza con la volta celeste. Secondo l'intento di un'umanità che non ne ha ancora completato il progetto originario, i megaliti rispondenti ai modelli specifici della propria epoca, sparsi su una vasta scala territoriale, riproducevano sulla terra le mappe celesti in simmetria speculare. I flussi elettromagnetici che vincolavano tra loro i megaliti avrebbero stretto il pianeta in una rete di natura energetica e, in un rapporto di omologia con la volta celeste, ne avrebbero rinsaldato il vincolo, conferendo ordine al tutto. Il moto retrogrado precessionale della terra, sconvolgendo periodicamente quell'ordine imposto dal basso, era considerato l'elemento caotico, che s'insinuava come un serpente malefico nel patto stipulato tra  cielo e terra»

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