Stonehenge comasca senza fondi - Così rischia di scomparire ancora
Stonehenge comasca senza fondi - Così rischia di scomparire ancora
Roberto Caimi
La Provincia di Como, 27 ottobre 2009
Preoccupazione per i grandi cerchi preistorici in vista della chiusura del cantiere
Senza finanziamenti la «Stonehenge» della piana della Val Grande, tra Montano Lucino e San fermo della Battaglia: il misterioso sito archeologico emerso sotto forma di due grandi cerchi concentrici dal terreno durante gli scavi per la realizzazione del nuovo ospedale, rischia di scomparire.
«Servono fondi per indagini più approfondite e soprattutto per la sua valorizzazione, i tempi sono maturi - ha spiegato Stefania Jorio, della Soprintendenza dei beni archeologici della Lombardia, ai margini di della conferenza " e lucean le stelle...2009 miniartexil cosmo" - abbiamo già presentato un progetto che per essere concretizzato necessità di nuovi finanziamenti». Nessuna intenzione polemica nelle parole della ricercatrice, ma una evidente preoccupazione per il destino futuro di quella che in più occasioni ha definito «una scoperta importantissima, unica nel suo genere in Italia e in Europa». Una preoccupazione evidente tanto da spingere i presenti che le sollecitavano chiarimenti e ipotizzavano possibili interventi anche ad abbozzare una proposta: «Se serve facciamo una raccolta fondi» ha detto a caldo Nazzarena Bortolaso, presidente dell'associazione Arte&Arte, l'associazione culturale che ha promosso l'incontro tenutosi al museo Giovio, appuntamento a corollario della mostra Miniartexil. «Un ritrovamento enigmatico» recitava il titolo della conferenza sia per le sue origini, sia per quanto riguarda il suo futuro. A novembre, a due anni dalla partenza dei lavori, la struttura del nuovo ospedale S. Anna verrà ultimata e presentata ufficialmente. Due anni di lavori che sono andati di pari passo con gli scavi archeologici (la legge prevede che nel caso di un cantiere pubblico i relativi costi siano a carico del committente del cantiere stesso). Il fatto che ora mancano soprattutto alcuni esami di laboratorio, alcuni elementi prelevati durante gli scavi archeologici potrebbero dare nuove risposte se sottoposti all'esame del radiocarbonio, o Carbonio 14, permettendone una datazione più precisa. Per effettuare le indagini più approfondite e, in protettiva futura, valorizzare il sito archeologico la Soprintendenza ha proposto un progetto che per essere realizzato prevede una spesa stimata sui cinquantamila euro. Il progetto è già stato sottoposto ai vertici di Infrastrutture Lombarde, la società a cui fa capo l'operazione ospedale, ma alla Soprintendenza non sono ancora giunte risposte.
«Il nostro obiettivo - spiega Stefania Jorio - è quello valorizzare il sito con interventi in loco e non. In primo luogo lasciare a vista la parte degli anelli meglio conservata e integrare quella danneggiata (in parte anche da una discarica abusiva). fare in modo che la strutture sia ben individuabile, prima che la vegetazione la ricopra ancora, realizzare pannelli, percorsi didattici ricostruzioni virtuali e una adeguata pubblicizzazione del sito».
Roberto Caimi
Roberto Caimi
La Provincia di Como, 27 ottobre 2009
Preoccupazione per i grandi cerchi preistorici in vista della chiusura del cantiere
Senza finanziamenti la «Stonehenge» della piana della Val Grande, tra Montano Lucino e San fermo della Battaglia: il misterioso sito archeologico emerso sotto forma di due grandi cerchi concentrici dal terreno durante gli scavi per la realizzazione del nuovo ospedale, rischia di scomparire.
«Servono fondi per indagini più approfondite e soprattutto per la sua valorizzazione, i tempi sono maturi - ha spiegato Stefania Jorio, della Soprintendenza dei beni archeologici della Lombardia, ai margini di della conferenza " e lucean le stelle...2009 miniartexil cosmo" - abbiamo già presentato un progetto che per essere concretizzato necessità di nuovi finanziamenti». Nessuna intenzione polemica nelle parole della ricercatrice, ma una evidente preoccupazione per il destino futuro di quella che in più occasioni ha definito «una scoperta importantissima, unica nel suo genere in Italia e in Europa». Una preoccupazione evidente tanto da spingere i presenti che le sollecitavano chiarimenti e ipotizzavano possibili interventi anche ad abbozzare una proposta: «Se serve facciamo una raccolta fondi» ha detto a caldo Nazzarena Bortolaso, presidente dell'associazione Arte&Arte, l'associazione culturale che ha promosso l'incontro tenutosi al museo Giovio, appuntamento a corollario della mostra Miniartexil. «Un ritrovamento enigmatico» recitava il titolo della conferenza sia per le sue origini, sia per quanto riguarda il suo futuro. A novembre, a due anni dalla partenza dei lavori, la struttura del nuovo ospedale S. Anna verrà ultimata e presentata ufficialmente. Due anni di lavori che sono andati di pari passo con gli scavi archeologici (la legge prevede che nel caso di un cantiere pubblico i relativi costi siano a carico del committente del cantiere stesso). Il fatto che ora mancano soprattutto alcuni esami di laboratorio, alcuni elementi prelevati durante gli scavi archeologici potrebbero dare nuove risposte se sottoposti all'esame del radiocarbonio, o Carbonio 14, permettendone una datazione più precisa. Per effettuare le indagini più approfondite e, in protettiva futura, valorizzare il sito archeologico la Soprintendenza ha proposto un progetto che per essere realizzato prevede una spesa stimata sui cinquantamila euro. Il progetto è già stato sottoposto ai vertici di Infrastrutture Lombarde, la società a cui fa capo l'operazione ospedale, ma alla Soprintendenza non sono ancora giunte risposte.
«Il nostro obiettivo - spiega Stefania Jorio - è quello valorizzare il sito con interventi in loco e non. In primo luogo lasciare a vista la parte degli anelli meglio conservata e integrare quella danneggiata (in parte anche da una discarica abusiva). fare in modo che la strutture sia ben individuabile, prima che la vegetazione la ricopra ancora, realizzare pannelli, percorsi didattici ricostruzioni virtuali e una adeguata pubblicizzazione del sito».
Roberto Caimi
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